Una nota dell’Unione europea informa che è entrata in vigore lo scorso 1° gennaio 2025 la direttiva europea rivista sul trattamento delle acque reflue urbane.
La direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane – ricorda innanzitutto la nota – è stata adottata per la prima volta nel 1991 e ha avuto un ruolo determinante nel migliorare la qualità dei corpi idrici in tutta l’UE. Tuttavia, dopo oltre 30 anni, la direttiva necessitava di una revisione generale per affrontare le nuove fonti di inquinamento urbano, che sono diventate più dominanti (come le città più piccole, le strutture decentralizzate o le acque piovane).
Sono emersi anche nuovi inquinanti, tra cui microplastiche o microinquinanti (come prodotti farmaceutici o cosmetici). Inoltre, il settore delle acque reflue urbane dovrebbe sfruttare il suo potenziale di neutralità energetica, contribuendo così al raggiungimento degli obiettivi climatici dell’UE. Secondo l’Unione europea, le nuove norme proteggeranno ulteriormente la salute umana e l’ambiente dagli scarichi nocivi di acque reflue urbane e garantiranno fiumi, laghi, falde acquifere e coste più puliti in tutta Europa.
La direttiva rivista – prevede l’Unione – apporterà benefici finanziari pari a circa 6,6 miliardi di euro all’anno entro il 2040, superando di gran lunga i costi di attuazione stimati, semplificando al contempo gli obblighi di rendicontazione per gli Stati membri. La direttiva si applica a un numero più ampio di aree, tra cui la copertura di agglomerati più piccoli a partire da 1.000 abitanti. Saranno rimossi più nutrienti dalle acque reflue urbane e saranno applicati nuovi standard ai microinquinanti.
È ora necessario – sollecita l’UE – un monitoraggio sistematico delle microplastiche e dei PFAS, nonché il monitoraggio dei parametri di salute pubblica. Ciò include il monitoraggio della resistenza antimicrobica, una crescente minaccia per la salute pubblica, e di diversi virus, come SARS-Covid, per individuare i primi segnali di un’epidemia. Questi dati raccolti in modo tempestivo supporteranno un rapido processo decisionale in caso di emergenza sanitaria.
In linea con il principio “chi inquina paga”, la nuova legge – sostiene l’Unione – garantirà che i costi del trattamento avanzato saranno per lo più coperti dall’industria responsabile, piuttosto che dalle tariffe idriche o dal bilancio pubblico. Le industrie farmaceutiche e cosmetiche, i cui prodotti creano la maggior parte dei microinquinanti nelle acque reflue, saranno tenute a pagare almeno l’80% del costo per la loro rimozione. Ciò limiterà il costo dei nuovi requisiti per i cittadini.
Le nuove regole – continua l’Unione – guideranno il settore delle acque reflue verso la neutralità energetica e climatica. Miglioreranno anche la gestione delle acque piovane nelle città , che diventerà sempre più importante in vista dell’aumento degli eventi di forti piogge dovuti al cambiamento climatico.
Per le grandi città, gli Stati membri dovranno sviluppare sistematicamente piani di gestione integrati per gestire le acque piovane che riducano il rischio di inondazioni urbane e inquinamento durante forti piogge. Le città più piccole dovranno farlo quando le acque piovane presentano un rischio. In questi piani, devono essere stabilite azioni di gestione concrete e le soluzioni basate sulla natura dovrebbero essere considerate prioritarie.
Una maggiore circolarità è un elemento chiave della Direttiva rivista e sono stati introdotti nuovi requisiti per recuperare componenti di valore dalle acque reflue e dai fanghi di depurazione, come il fosforo, una materia prima critica nell’UE. Ciò consente un ulteriore utilizzo in settori come l’agricoltura. Inoltre, la direttiva promuove un maggiore riutilizzo delle acque trattate, garantendo che non vengano sprecate risorse preziose, contribuendo a proteggere le risorse idriche nelle regioni soggette a stress idrico e ad alleviare la pressione sulle catene di approvvigionamento. Infine – afferma l’Unione – garantirà l’accesso ai servizi igienici negli spazi pubblici per i due milioni di persone più vulnerabili ed emarginate nell’UE.
Entro la fine del 2029, gli Stati membri devono identificare le popolazioni vulnerabili ed emarginate, attuare misure per migliorare il loro accesso ai servizi igienici e promuovere servizi igienici pubblici liberamente accessibili, sicuri e igienici nelle aree urbane con almeno 10.000 abitanti. Ciò è in linea con i requisiti stabiliti dalla direttiva sull’acqua potabile rivista, che richiede l’accesso all’acqua per tutti. Per semplificare la segnalazione e l’elaborazione dei dati sul trattamento delle acque reflue, l’Agenzia europea per l’ambiente fornirà database digitali per gli Stati membri. Non saranno più tenuti a presentare relazioni scritte ogni due anni come previsto dalla precedente direttiva, riducendo così l’onere amministrativo.
La direttiva – conclude la nota UE – stabilisce i requisiti legali per la gestione delle acque reflue per i prossimi decenni, dando al settore idrico la sicurezza di pianificare di conseguenza. La Commissione europea collaborerà a stretto contatto con gli Stati membri per garantire che la direttiva sia effettivamente implementata e contribuisca a un’Europa resiliente all’acqua. Ciò include fornire indicazioni e supporto per facilitare la conformità e raggiungere gli obiettivi della direttiva.