Impianti mimetici fra storia e ospitalità

Casa Monti è un hotel 5 stelle situato nel cuore di Roma, risultato di lavori di restauro e riqualificazione che hanno trasformato l’edificio all’insegna dell’eleganza e del comfort (Foto: Jérôme Galland)

Un hotel 5 stelle situato nel cuore di Roma mette a sistema massimo comfort ed efficienza energetica con soluzioni che dissimulano reti e dispositivi tecnologici, restituendo un’immagine vivace e stimolante agli spazi interni.

Inaugurato nel giugno 2024, po­chi mesi prima del Giubileo, Casa Monti è il primo hotel sul territorio italiano del gruppo Leitmotiv, real­tà leader dell’hotellerie di lusso specia­lizzata nella rivitalizzazione di siti ricchi di storia, che permettono di abbinare esperienze autentiche alla scoperta di luoghi, culture e abitudini locali, con ser­vizi di qualità e personalizzabili.

Il rinno­vato edificio è oggi un elegante 5 stelle caratterizzato da interni funzionali ed estremamente confortevoli. I vincoli a tutela dell’e­dificio hanno imposto non solo il rigoroso mantenimento dell’im­magine architettonica consolidata, ma anche lo sviluppo di solu­zioni in grado di coniugare le esigenze operative impiantistiche con il preminente interesse alla conservazione del manufatto.

Architettura, stile, ospitalità

Casa Monti occupa il sedime di un’ex dimora gentilizia situata nel caratteristico rione Monti, a metà strada fra la Stazione Termini e i Fori Imperiali. Risalente al XVII secolo, a cavallo fra gli anni ‘50 e ‘60 il fabbricato originario subì un intervento di demolizione e ricostruzione che risparmiò parte delle facciate, quindi fu vinco­lato dalla Soprintendenza e utilizzato come caserma e foresteria, prima della riconversione alla funzione alberghiera.

L’edificio (superficie circa 3.000 m²) si sviluppa per 8 piani fuori terra e 2 interrati. È composto da due corpi principali che pro­spettano i fronti su strada, con 3 accessi (principale e di servizio) e una nuova uscita di sicurezza, e da un volume interno di colle­gamento, che delimitano un’ampia chiostrina valorizzata grazie all’eliminazione delle superfetazioni preesistenti.

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Il ristorante di Casa Monti (Foto: Jérôme Galland)

Curato dalla società di architettura e ingegneria Starching, il pro­getto di riqualificazione ha mantenuto la consistenza architetto­nica del manufatto, senza modifiche a sagoma e volumetria. I la­vori hanno interessato principalmente il restauro e risanamento conservativo delle facciate, interventi strutturali per il migliora­mento sismico e il riordino funzionale, con modifiche al sistema distributivo anche per l’adeguamento alle norme di prevenzione incendi.

Progettati da Ariatta Ingegneria dei Sistemi, gli impianti sono stati completamente rinnovati coniugando comfort, salubrità, ri­sparmio energetico ed efficienza gestionale. L’interior design fir­mato dallo studio parigino Laura Gonzalez si distingue per lo stile ricercato, in equilibrio fra classico e romantico, nel quale tutti i terminali impiantistici sono accuratamente celati o dissimulati dal ricco apparato decorativo.

L’hotel mette a disposizione 26 camere e 10 suites, alcune delle quali con terrazze, distribuite ai piani dal primo al sesto e col­legate da spazi comuni che accolgono opere d’arte e oggetti d’antiquariato.

Al piano terreno gli ospiti sono ricevuti nell’area accoglienza (lobby, bar, ristorante, reception e uffici), mentre gli altri servizi collettivi sono situati ai piani quinto (spa) e sesto (sky lounge). I livelli ipogei sono riservati ai servizi per il personale (cucina, spogliatoi, guardaroba, deposito, cantina) e alle centrali impiantistiche.

Ulteriori locali tecnici sono distribuiti a tutti i piani, compreso il settimo del volume di collegamento che accoglie la centrale ter­mofrigorifera.

impianti hotelCentrali termofrigorifere

Il fabbisogno energetico di picco per la climatizzazione è pari a 433 kWt e a 426 kWf ed è fronteggiato da 2 gruppi frigoriferi po­livalenti (potenza complessiva: 514 kWt, 488 kWf), installati nel locale tecnico situato nel sottotetto all’ultimo piano del volume centrale.

Si tratta di generatori dalle caratteristiche customiz­zate, equipaggiati con 2 circuiti frigoriferi e 4 compressori scroll (R410A), condensatore reversibile a batterie alettate ed evapo­ratore a piastre saldobrasate. La condensazione ad aria è affi­data a ventilatori radiali. La scelta di un impianto idronico basato su gruppi polivalenti risponde al duplice scopo di soddisfare ogni esigenza delle utenze, in tutte le stagioni, e di garantire il miglior controllo della temperatura dell’aria in uscita dai terminali, a van­taggio del comfort in funzione delle condizioni operative.

Le aperture per la ventilazione dei locali tecnici sono dotate di setti
fonoisolanti e sono celate da persiane in legno, di forma e disegno analoghi alle altre esistenti (Foto: Jacopo Salvi – fpro.it)

Oltre alla particolare cura prestata per ridurre vibrazioni ed emissioni acustiche nei confronti dell’hotel e gli edifici circostanti, le murature perimetrali e la co­pertura sono dotate di aperture situate su fronti contrapposti, in grado di garantire la corretta mo­vimentazione dell’aria e il conte­nimento dei rumori.

L’inserimento paesaggistico ri­spetto ai tetti circostanti è stato particolarmente curato dal punto di vista mimetico, utilizzando elementi costruttivi in metallo di­segnati ad hoc e rivestiti con coppi anticati, che mascherano la presenza delle aperture lungo le falde.

La produzione dell’ACS è invece affidata a 2 pompe di calore ad alta temperatura (222 kW complessivi), installate nel locale tecnico al primo piano interra­to. Questi generatori sono condensati con l’acqua prodotta dai gruppi polivalenti e sono equipaggiati ciascuno con 2 circuiti fri­goriferi e 2 compressori scroll (R134A), condensatore ed evapo­ratore a piastre saldobrasate.

I fluidi termovettori sono prodotti alle seguenti temperature:

  • acqua refrigerata a 8 °C (ΔT +7 °C) e acqua calda a 42 °C (ΔT -7 °C);
  • ACS a 65 °C (ΔT -5 °C), con distribuzione a 48 °C ed erogazio­ne a max 42 °C.
Un tetto ventilante
Situata nel locale tecnico al settimo e ultimo piano, precedentemente occupato da serbatoi idrici e dalla cabina degli ascensori, l’attuale centrale termofrigorifera è composta da unità polivalenti aria/acqua in configurazione customizzata. Per funzionare correttamente i generatori hanno bisogno di un’adeguata ventilazione diretta: la superficie necessaria era superiore a quella delle aperture esistenti.

La ventilazione è permessa dallo sfalsamento verticale del piano d’appoggio degli embrici, verso il basso, rispetto ai coppi, che restano allineati agli altri presenti sulla falda (Foto: Starching)

Stante il vincolo sull’edificio, la possibilità di realizzare nuove aperture sulle facciate e di schermarle con pannelli acustici è stata scartata. I progettisti di Starching hanno quindi disegnato un manufatto ad hoc, che mantiene inalterata la geometria delle falde, senza aggiungere altri elementi oltre a quelli esistenti, e che non modifica l’aspetto della copertura, rivestita con coppi ed embrici.

Si tratta di un telaio portante in profilati metallici completamente rivestiti da laterizi, che permette lo sfalsamento verticale del piano d’appoggio degli embrici, verso il basso, rispetto ai coppi, che restano invece allineati agli altri presenti sul resto della falda. Ai lati degli embrici si creano così delle aperture verticali che permettono all’aria di fluire liberamente attraverso il manto di copertura.

Questa soluzione è stata installata su entrambi le falde e consente un’ottimale circolazione dell’aria, in combinazione con le finestre già presenti nei paramenti murari perimetrali, celate da persiane in legno di forma e disegno analoghi alle altre esistenti.

Reti e terminali

Tutti i principali gruppi di pressurizzazione, compresi quelli del circuito primario, sono situati nel locale tecnico ipogeo. Ogni gruppo è composti da 2 elettropompe a monoblocco (una di ri­serva) dimensionate per garantire il 100% della portata richiesta.

I fluidi sono inviati ai terminali in ambiente e alle UTA mediante gruppi distinti, con circuiti a 4 tubi a portata variabile per l’ac­qua calda e refrigerata che si ramificano nei cavedi verticali, con stacchi a ogni piano dotati di valvole di intercettazione e taratura, e quindi nei controsoffitti del connettivo.

I terminali in ambiente sono prevalentemente ventilconvettori alimentati anche dalle canalizzazioni dotate di serranda au­toregolatrice della portata d’aria. I fancoils sono installati nei controsoffitti dei disimpegni delle camere o dei servizi igienici.

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La maggior parte dei terminali impiantistici è accuratamente celata dal ricco apparato decorativo, che conferisce agli spazi un’immagine vivace e stimolante (Foto: Jérôme Galland)

L’immissione dell’aria è affidata a una bocchetta integrata con l’apparato decorativo dei locali, mentre la ripresa può essere:

  • diretta, attraverso un taglio nel controsoffitto se il fancoil è si­tuato sopra il disimpegno;
  • canalizzata, se il fancoil è sopra il bagno.
Nelle camere i ventilconvettori sono installati nei ribassamenti del soffitto del disimpegno e dei servizi igienici: l’aria è immessa attraverso bocchette integrate alle decorazioni (Foto: Jacopo Salvi – fpro.it)

Anche i corridoi ai piani e i principali spazi comuni sono clima­tizzati da ventilconvettori a 4 tubi, celati nei controsoffitti (risto­rante) o in nicchie realizzate nelle contropareti, con diffusione dell’aria tramite bocchette lineari a soffitto.

La regolazione nelle camere avviene mediante termostati, men tre negli spazi comuni i comandi sono centralizzati e regolati dal BMS. Il flusso dell’aria immessa in tutti gli ambienti è sempre fil­trato, per garantire un alto livello di qualità dell’aria.

Anche negli spogliatoi i fancoil sono a 4 tubi caldo/freddo affian­cati da radiatori. I locali tecnici destinati a apparecchiature e im­pianti che necessitano del controllo della temperatura durante tutto l’anno sono raffrescati da ventilconvettori o condizionatori.

Ventilazione e sicurezza

L’impianto aeraulico è composto da 3 UTA tutte situate al primo interrato, di cui 1 di tipo idronico al servizio della cucina (7.000 m³/h) e 2 autonome, a espansione diretta, destinate al ristorante (3.600 m3/h) e a camere e spazi comuni dai piani dal primo al sesto (7.000 m³/h).

Le canalizzazioni per la presa e l’espulsione dell’aria percorrono un cavedio sfociando in copertura, sopra la chiostrina, con tratti terminali mascherati in continuità con l’estetica dell’edificio. Poi­ché le contenute altezze interne dei locali ai piani superiori non consentono la distribuzione orizzontale delle reti aerauliche, la distribuzione procede dal locale tecnico attraverso i cavedi prin­cipali con una dorsale che raggiunge il secondo piano, dove le canalizzazioni si ramificano a soffitto e proseguono in verticale nei diversi cavedi al servizio delle singole camere, con stacchi dotati di serranda tagliafuoco.

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Delle tre UTA installate nei sotterranei dell’hotel, una è di tipo idronico (per la cucina) mentre le altre (camere, spazi collettivi, ecc.) sono equipaggiate con sistemi VRF (Foto: Jacopo Salvi – fpro.it)

Nei corridoi e negli altri spazi collettivi, in assenza di fancoils l’a­ria primaria è immessa da bocchette lineari a soffitto. Per evitare il rischio di condensa e odori, un impianto di estrazione con funzionamento continuo mantiene in depressione tutti i servizi igienici. Anche il locale batterie è tenuto in depressione rispetto ai locali adia­centi, per evitare la dispersione di idrogeno e di altre sostanze even­tualmente rilasciate dagli accumu­latori.

In questo caso canalizza­zioni, valvole e i due ventilatori (di cui uno di riserva) dell’impianto di estrazione ed espulsione dell’aria sono realizzati in pvc, per evitare fenomeni di corrosione.

L’impianto di ventilazione ed estra­zione dei fumi caldi (SEFFC) è al servizio dei locali ai piani interra­ti: prevede l’estrazione dell’aria dal corridoio di distribuzione, con canalizzazioni distinte (una per ciascun livello) dotate di serran­da di intercettazione, attestate su un unico ventilatore.

Rendere invisibili i principali terminali impiantistici

Daniele Ventrone, Starching

Daniele Ventrone è Director Impianti di Starching e ha curato la direzione dei lavori impiantistici di Casa Monti: «Starching ha affiancato il committente dalle prime fasi di advisory e supporto all’acquisizione, nel 2019, occupandosi poi del project & construction management, di tutti i livelli della progettazione integrata, della gara d’appalto, della direzione lavori e del coordinamento della sicurezza».

Quali sono le principali caratteristiche degli impianti meccanici realizzati?

«La centrale termofrigorifera dispone di unità polivalenti che producono i fluidi destinati a climatizzazione e ventilazione. Due pompe di calore booster e quattro bollitori si occupano della produzione dell’ACS, utilizzata nelle camere, nella spa, nella cucina del ristorante e negli spogliatoi.

Si tratta di un sistema relativamente tradizionale, che abbiamo sviluppato a livello progettuale in stretta collaborazione con lo studio Ariatta e con lo studio incaricato dell’interior design, con l’obiettivo di rendere praticamente invisibili tutti i principali terminali impiantistici, prestando quindi una grande attenzione alla definizione e alla realizzazione dei dettagli esecutivi e realizzativi.

L’unica vera complessità è stata causata dal divieto di installare componenti impiantistiche visibili dall’esterno. Il posizionamento dei gruppi polivalenti ha quindi richiesto lo studio ingegneristico di una soluzione ad hoc, sotto il duplice aspetto estetico e tecnico-funzionale.

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La centrale termofrigorifera durante i lavori con i gruppi polivalenti e, in alto, il sistema mimetico per la ventilazione attraverso la copertura (Foto: Jacopo Salvi – fpro.it)

I gruppi polivalenti sono stati customizzati in modo da poterle inserirle nel locale tecnico esistente all’ultimo piano separando nella installazione le parti preposte all’aspirazione rispetto all’espulsione dell’aria. Per consentire un’adeguata ventilazione delle macchine, nelle soprastanti coperture a falda sono state create delle feritoie invisibili dall’esterno disassando gli embrici dai coppi.

Poiché la soluzione interferisce con il deflusso delle precipitazioni, tutte le superfici interessate sono state impermeabilizzate creando una vasca di raccolta, estesa a tutto il locale macchine, e queste sono sopraelevate rispetto al fondo, per il passaggio delle tubazioni e l’accessibilità attraverso grigliati tecnici.

Al fine di una migliore gestione del calore prodotto nella stagione estiva e come ulteriore upgrade tecnico alla fase costruttiva, al termine della realizzazione delle strutture e delle fondazioni del piano inferiore abbiamo inserito un pavimento radiante di generose dimensioni, gestito dal BMS, per l’eventuale “soccorso” delle unità polivalenti in caso di necessità di smaltimento del calore eccessivo.

Inoltre, nella costante ricerca della massima prestazione assoluta, per annullare le vibrazioni residue e le relative emissioni acustiche delle unità sono stati utilizzati degli speciali antivibranti realizzati per stampaggio ad iniezione diretta di una specifica miscela di poliuretano, silicone e lattice che hanno fornito prestazioni eccezionali».

Altri impianti meccanici

Situata nel locale tecnico al primo piano interrato, la centrale idrico-sanitaria è approvvigionata dall’acquedotto comunale e prevede sia filtrazione e trattamenti per garantire la massima qualità dell’acqua potabile, sia il condizionamento chimico an­ti-legionella dell’ACS.

In dettaglio, a valle del contatore sono in­stallati i filtri autopulenti, il serbatoio preautoclave, l’addolcitore e il gruppo di pompaggio del circuito dell’acqua fredda potabile, quindi i dosatori di prodotti chimici distinti per acqua tecnica e ACS. Quest’ultima è riscaldata a 65 °C dalle pompe di calore e stoccata in 2 bollitori (ciascuno 1500 l). I moduli idronici alimen­tano le utenze tutte servite dal circuito da ricircolo.

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La centrale idrico-sanitaria situata nei livelli ipogei, con le due pompe di calore acqua/acqua alimentate dai gruppi polivalenti e i bollitori dell’ACS (Foto: Jacopo Salvi – fpro.it)

Le reti di scarico convogliano le acque nere, verso il pozzetto di ispezione e prelievo, e le acque grigie, verso il degrassatore, con successivo rilancio alla fognatura tramite elettropompe som­merse a portata variabile. Le tubazioni esistenti per la raccolta dell’acqua piovana sono state mantenute e integrate con una nuova rete al servizio della chiostrina.

L’impianto di estinzione degli incendi è attestato sulla centrale, con gruppo di pressuriz­zazione costituito da elettropompa, motopompa e pompa pilota, e sulla riserva idrica (4 m³), entrambe ubicate al secondo piano interrato. Un aerotermo elettrico mantiene la temperatura sopra il minimo previsto.

Dentro l’edificio è presente una rete di naspi e, all’esterno, l’attacco UNI70 per autopompa. Le tubazioni sono in acciaio zincato senza saldatura per alte pressioni, protette con cavo scaldante e isolamento termico ove necessario. L’area del­la cucina con le cappe dispone di impianto di spegnimento a schiu­ma. Nei locali tecnici sono installati estintori portatili a polvere o a CO².

Sistema di supervisione

Il BMS provvede al funzionamento automatico e indipendente degli impianti meccanici ed elettrici e alla centralizzazione della loro su­pervisione, a supporto della gestio­ne operativa dell’edificio, con l’impiego dei principali protocolli standard e la possibilità di integrazione di sottosistemi proprieta­ri. Ogni componente è liberamente programmabile, per garantire la piena flessibilità di funzionamento.

Fra le sottostazioni sono contemplati tutti i generatori termofri­goriferi, elettropompe primarie, secondarie e di rilancio, UTA, impianti di rilevazione fumi, estinzione incendi e SEFFC, ecc. Il sistema prevede fra l’altro il monitoraggio, l’archiviazione e la restituzione grafica di dati e informazioni, la gestione degli allar­mi, la possibilità di accesso remoto e l’estensione/scalabilità di applicazioni e funzioni.

Aperto e modulare, il sistema è basato su un’architettura client-server a tre livelli (campo, automazione, supervisione) e comprende apparecchi in campo, schede e re­golatori da quadro, moduli DDC di comando e controllo, BUS di comunicazione via cavo, server e postazione pc per operatore, collegati alla LAN ethernet al servizio dell’intero edificio, median­te protocollo TCP/IP.

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